Storia della canapa

La Canapa Sativa, probabilmente originaria dell’Himalaya settentrionale, è l’unica specie conosciuta al mondo come canapa propriamente detta. La credenza dell’esistenza di specie distinte di Canapa ha cominciato a prendere corpo nel XVII secolo, allorquando il botanico olandese Georg Eberhard Rumphius mise in evidenza alcune differenze tra la Canapa che cresceva nel vecchio continente e la Canapa indiana. Quest’ultima venne denominata Cannabis Indica nel 1783 dal botanico francese Jean Baptiste Lamarck, per distinguerla dalla Cannabis Sativa che Linneo aveva già catalogato nel 1753. Infine, nel 1924, il botanico russo Janischevsky scoprì, nel sud-est della Russia, una terza specie, che denominò Cannabis Ruderalis. In epoca più recente alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi, ampiamente condivisa, che la Cannabis sia una specie unica con delle sottospecie, tutte figlie della stessa madre, la Cannabis Sativa: le sottospecie hanno sviluppato alcune caratteristiche differenti a causa di condizioni ambientali diverse o di modificazioni genetiche intrinseche o indotte.

L’affascinante storia della canapa: un viaggio millenario tra i luoghi della terra

Le prime notizie sull’uso della Canapa provengono dalla Cina. Risalgono al periodo neolitico: in un libro, scritto intorno al 2737 a.C. dall’Imperatore Shen Nung, si prescrive la resina di Canapa per la debolezza femminile, la gotta, i reumi, la malaria, l’influenza, i mancamenti. Ulteriori notizie sono presenti nella più antica opera di letteratura medica cinese, il Nei-Ching, attribuito all’imperatore Kwang-Ti, vissuto tra il 2698 e il 2599 a. C. I fiori della pianta erano utilizzati sulle ferite aperte; la buccia del seme e la resina ad essa aderente aveva una funzione stimolante e, mescolata al vino, secondo una pratica risalente al 220 d.C., fungeva da anestetico; i semi di Canapa, considerati tonici, ricostituenti, lassativi, diuretici e contro i parassiti intestinali nei neonati e negli animali, venivano inoltre indicati per combattere le infiammazioni della pelle; l’olio fungeva da tonico per i capelli ma anche come antidoto nei casi di avvelenamento da zolfo; il succo fresco estratto dalle foglie della piante serviva contro le punture degli scorpioni e, dalla fibra, si ricavavano tessuti e cordami.

L’elenco potrebbe continuare con gli usi più disparati, ma a riprova dell’importanza tributata alla Canapa dall’antica civiltà cinese basti ricordare che, nel 500 a.C., quantitativi prestabiliti di Canapa servivano a pagare le tasse. Infine, i cinesi – all’incirca nel I secolo d.C. - furono gli inventori della carta: naturalmente carta di Canapa!

I più antichi documenti su carta al mondo, custoditi al British Museum di Londra, sono testi buddhisti del II e III secolo d.C.: sono stati scritti su carta ricavata da una mistura di corteccia e Canapa. Il Dharani o libro di preghiere, che gli esperti datano al 770 d.C. è il primo libro, stampato in larga scala, su carta interamente prodotta dalla Canapa. Lasciando le civiltà dell’Estremo Oriente, ritroviamo l’utilizzo della Canapa tra i popoli che abitavano sulle rive del Mar Caspio, nell’Iran e nella Mesopotamia: da tempi remoti, come testimoniano tavolette Assire del VII e VIII secolo a.C., la pianta veniva utilizzata a scopo inebriante.

Troviamo riferimenti alla Canapa nella Bibbia: Salomone la chiama Kalamo e sappiamo che il succo, chiamato Suama, veniva bevuto nella zona del Sinai e utilizzato nelle sinagoghe. Ancora cenni alle qualità inebrianti della pianta si trovano in un testo sanscrito di parecchi secoli prima di Cristo,lo Zend-Avesta, e anche nel quarto libro dei Veda.

Agli albori dell’era cristiana, la Canapa trovava impiego nel mondo romano soprattutto per la fibra, con la quale si realizzavano soprattutto le gomene e le vele delle imbarcazioni, oltre che indumenti. Galeno probabilmente si riferisce alla Canapa allorquando descrive che, dopo il pasto, si usava spesso distribuire piccole focacce che, se prese in dose abbondante, provocavano sintomi stupefacenti.

I Cartaginesi, dal canto loro, conoscevano molto bene la Canapa: alcuni storici ipotizzano che ne facessero merce di scambi commerciali, vendendola proprio ai Romani. Interessante ricordare che nel 1969, nei fondali delle acque antistanti l’Isola Longa di fronte allo Stagnone di Marsala, in Sicilia, all’interno di una nave cartaginese, una triremi da guerra, del III secolo a.C. sono stati ritrovati due contenitori colmi di hashish. La nave affondò probabilmente nel corso della I Guerra Punica: l’hashish doveva servire per tenere alto il morale dei marinai.

A partire dal V secolo d.C. la Canapa viene frequentemente prescritta dai medici arabi; nel XII secolo alcuni ordini mistici persiani, in particolare i Sufi, la introducono per raggiungere l’estasi nel corso delle danze rituali. Di incredibile interesse il racconto che il poeta persiano Firdusi, vissuto tra il X e l’XI secolo d.C., fa nel Libro dei Re: descrive un taglio cesareo con anestesia indotta con l’alcool, la cui cicatrice viene trattata con l’erba di Canapa mescolata a latte e muschio.

Gli Arabi chiamavano la Canapa “Hashish”, letteralmente “erba”. La Makhzan-El Adwiya, testo medico del XVI secolo d.C., ne descrive le virtù terapeutiche e curative: la polvere, ricavata dallo sbriciolamento delle foglie, aspirata purifica la mente, applicata sulle ferite, le cicatrizza; il succo, estratto dalle foglie, elimina forfora e parassiti dai capelli, allevia il mal d’orecchio, contrasta diarrea, gonorrea, è diuretico; gli impacchi di radice bollite e foglie curano infiammazioni e dolori nevralgici.

La diffusione della Canapa come droga nell’Europa dell’epoca medievale è da attribuire probabilmente ai Crociati di ritorno dalla Terra Santa: pare che derivati dalla Canapa fossero impiegati contro la pazzia, l’isteria, il delirium tremens, l’idrofobia, ma anche contro il tetano e il colera.

Di certo però all’inizio del ‘500 la Canapa diventa componente quasi sempre presente nelle pozioni “stregonesche” e nelle ricette di medici famosi, come nel caso delle potenti misture prescritte al Savonarola. L’epoca dell’Inquisizione, con la caccia alle streghe e la cruenta repressione di ogni forma di conoscenza tacciata di blasfemia, assestò un colpo quasi mortale all’uso e alla conoscenza della Canapa, così come per altre erbe.

Bisognerà attendere l’800 affinchè vengano riportati alla luce quei saperi legati alla medicina popolare ed erboristica che per secoli avevano fatto parte del patrimonio di conoscenze dell’umanità. I primi studi scientifici sulla Canapa riprendono ad essere condotti in seguito alla campagna di Napoleone in Egitto, e porteranno alla grande riscoperta della Canapa del secondo ‘800. Al 1838-39 si fanno risalire i primi studi chimici. Sarà William Brooke O’Shaughnessy, chirurgo e docente di chimica al Medical College di Calcutta, a provare le proprietà analgesiche e anticonvulsivanti della tintura di Canapa.

Dopo secoli di oblio, il mondo riscopre la Canapa!

 

Informazioni storiche e testi tratti dal libro “Campa cavallo che l'erba cresce” di Luca Gerosa - Edizione Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri Srl 1995

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